giovedì 28 maggio 2009

PADOVA: omomobbing in polizia

Da Il Mattino di Padova. La sua colpa? “Sono una poliziotta lesbica: per questo mi vogliono punire”. Luana Zanaga, 39 anni di Rovigo, in servizio alla Questura di Padova, è sotto inchiesta disciplinare. Non la licenzieranno, ma potrebbero sospenderla dal servizio fino a sei mesi. “Mi aspetto una punizione esemplare, un monito per tutti quelli come me che alzano la testa”. Il provvedimento dovrà portare la firma del capo della polizia, Antonio Manganelli. Capelli corti, poco più di un metro e 60 di altezza, all’apparenza minuta ma incredibilmente tenace nel rivendicare i suoi diritti: “Parlo come cittadina”, precisa. Perché l’accusano proprio di questo: di aver fatto dichiarazioni senza autorizzazione e di aver portato discredito alle forze dell’ordine. [...]
Già nel 2005 a Padova era stata trasferita dalle volanti alla sala radio, subito dopo avere scritto su un sito omosessuale: una vicenda per la quale parla esplicitamente di mobbing. A punirla fu proprio una donna, un vicequestore: ogni 15 giorni doveva andare dal medico della polizia perché ne attestasse l’idoneità. “Mi chiedeva se stavo bene con la mia omosessualità e io rispondevo che stavo benissimo”, ricorda. È tornata alle sue amate volanti pochi mesi fa, con l’arrivo del nuovo questore. Ma la situazione con sembra cambiare: “Nel nostro ambiente siamo discriminati come omosessuali”. Le torna sempre alla mente un suo ex collega siciliano delle volanti di Milano. Lo deridevano, lo insultavano: una mattina di sei anni fa si è sparato. Ed è stata proprio lei a portargli soccorso. Fra tanti messaggi di questi giorni ha ricevuto anche le mail di due poliziotti, un uomo e una donna, che l’hanno consigliata di “bruciare in un lager”. [...] E ricorda un episodio al corso della scuola di polizia di Pescara. “Girava voce che io e un’altra poliziotta stessimo insieme e alle due di notte un responsabile voleva entrare nelle nostre camere”. Il suo, dichiara, non è un caso isolato: parla di omosessualità diffusa all’interno delle forze dell’ordine. Motivi per punirla per il lavoro non ce ne sono, il suo stato di servizio è impeccabile: voto ‘distinto’ nel rapporto di valutazione. Al suo attivo 32 arresti, un sequestro sventato, “ma mai un encomio, mai un riconoscimento da qualche superiore”. Poi, a ottobre dello scorso anno, un giornale patavino pubblica un rapporto riservato interno in cui si rivela la sua convivenza con un’altra donna. La spia - ritiene Luana - è uno dei colleghi che in questi anni l’hanno discriminata, che ha voluto screditarla pubblicamente. Chiamata a rapporto dai superiori, Luana non tace la propria omosessualità e si difende. Ma le ripercussioni sono immediate: a Rovigo, dove doveva essere trasferita, dichiarano la sua “incompatibilità territoriale”. E proprio da Rovigo parte un violento attacco da un funzionario, che la dipinge come una “una matta lesbica”. La polizia pochi giorni fa l’ha ‘processata’ per ore davanti a una commissione disciplinare e fra tre mesi le sarà inflitta la pena. La scorsa settimana ha ottenuto anche la solidarietà di Gianfranco Fini, che ha incontrato insieme ad altri rappresentanti di associazioni gay. E non rinnega nulla: “Se rinascessi, vorrei rinascere lesbica e fare la poliziotta”.

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